Fides News - Italianhttps://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.AFRICA/ETIOPIA - Il vescovo Fikre: “Le nostre fratture sociali e spirituali guariscono con le preghiere, l'amore e la giustizia”https://www.fides.org/it/news/74970-AFRICA_ETIOPIA_Il_vescovo_Fikre_Le_nostre_fratture_sociali_e_spirituali_guariscono_con_le_preghiere_l_amore_e_la_giustiziahttps://www.fides.org/it/news/74970-AFRICA_ETIOPIA_Il_vescovo_Fikre_Le_nostre_fratture_sociali_e_spirituali_guariscono_con_le_preghiere_l_amore_e_la_giustiziaAddis Abeba – “Rimanendo neutrali, liberi da faziosità etniche e influenze politiche, i leader religiosi possono svolgere un ruolo importante come mediatori e nella costruzione di una cultura di pace e riconciliazione”. E’ il commento che Teshome Fikre Woldetensae, vescovo Coadiutore dell’Eparchia di Emdeber e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Interrituale d’Etiopia, ha fatto in merito alla grave crisi politica e sociale che sta attraversando il paese da svariati mesi.<br /><br />“L’intera popolazione può fare affidamento sui valori sociali locali” ha dichiarato in una recente intervista rilasciata ad una emittente locale. “Eravamo considerati un popolo di fede e umiltà, ma oggi questo viene messo in discussione dalle quotidiane e perseveranti storie di conflitti e guerre che continuano ad alimentare uno stato di insicurezza generale e di estrema povertà. Ovunque c’è sangue”, si legge nella nota pervenuta all’Agenzia Fides.<br /><br />“Le istituzioni religiose e il governo hanno la responsabilità di condurre i giovani sulla giusta via che porti allo sviluppo e non verso la guerra – prosegue Fikre. A noi è affidato il compito di indicare loro la strada della verità, dell'amore e della giustizia. I nostri giovani stanno affrontando disoccupazione e disperazione. Dobbiamo smettere di portarli a combattere e iniziare a proteggerli dai trafficanti di esseri umani, aiutarli a prendere la giusta strada e lasciarli vivere felici nella propria terra. Le nostre fratture sociali e spirituali guariscono con le preghiere, la buona volontà, le buone azioni, l'amore e la giustizia – sottolinea il Segretario generale della Conferenza episcopale Etiope. In particolare, noi pastori della nazione siamo più responsabili di chiunque altro davanti a Dio che ci ha affidato la vita del paese e ci ha detto di custodire il suo gregge.”<br /><br /> <br />Wed, 08 May 2024 11:39:14 +0200AFRICA/GHANA - “La questione ambientale sia tra le priorità della politica” esorta il Vescovo di Koforiduahttps://www.fides.org/it/news/74969-AFRICA_GHANA_La_questione_ambientale_sia_tra_le_priorita_della_politica_esorta_il_Vescovo_di_Koforiduahttps://www.fides.org/it/news/74969-AFRICA_GHANA_La_questione_ambientale_sia_tra_le_priorita_della_politica_esorta_il_Vescovo_di_KoforiduaAccra – Miniere illegali inquinanti fiumi e falde acquifere e rifiuti di plastica. Sono questi i due maggiori volti della questione ambientale in Ghana. Un problema al quale si sta cercando di dare una risposta anche a livello accademico con la creazione dell’University of Environment and Sustainable Development a Somanya, nella Regione Orientale del Paese. L’ateneo è stato creato con un decreto presidenziale nel 2015 ed è stato inaugurato nel 2020. La sua missione è di “produrre laureati dotati di conoscenze e competenze rilevanti per essere agenti di cambiamento nell'ambiente e nello sviluppo sostenibile”.<br />Qui si è recato in visita pastorale Joseph Kwaku Afrifah-Agyekum, Vescovo di Koforidua, che ha rivolto un appello agli elettori a chiedere solide politiche di protezione ambientale ai partiti politici mentre si avvia la stagione elettorale, in vista delle elezioni generali del 7 dicembre.<br />“La campagna elettorale è iniziata. Se ne avrò l’opportunità, chiederò ai candidati quali siano le loro politiche ambientali sostenibili” ha affermato Mons. Afrifah-Agyekum.<br />Le attività mineraria legali e soprattutto illegali, sotto forma di miniere d’oro artigianali, hanno un forte impatto sull’ambiente e sulle popolazioni del Ghana. Fiumi e fonti d’acqua sono contaminate da mercurio e arsenico utilizzati per separare l’oro dai sedimenti rocciosi, e da altri metalli pesanti come cadmio e manganese. Non a caso Mons. Afrifah-Agyekum ha affermato: “Come Akyem, eravamo soliti dire: ‘Akyemkwa onum birem nsuo’, nel senso che bevevamo dal fiume Birim. Possiamo dirlo ancora adesso?”.<br />Inoltre le attività minerarie hanno ridotto la superficie agricola. Secondo uno studio dell’Università ghaniana di Tarkwa pubblicato nel 2017 “l'uso dei terreni agricoli è diminuito di 661,54 ettari tra il 1986 e il 2006, pari a una riduzione del 15,45%. Ciò è dovuto alla conversione di 325,83 ettari per attività minerarie e 335,71 ettari ad altri usi del suolo, compresi insediamenti e strade per facilitare le attività minerarie”.<br />L’altro grave problema ambientale che deve affrontare il Ghana è quello della dispersione di rifiuti di plastica nell’ambiente. Secondo uno studio delle Nazioni Unite in Ghana, “solo il 5% degli 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica generati ogni anno viene riciclato. L’inquinamento è dilagante. La plastica monouso potrebbe resistere migliaia di anni a decomporsi ed è dannosa per gli ecosistemi, ma è ampiamente utilizzata in Ghana, spesso a causa del suo basso costo”. <br /><br />Wed, 08 May 2024 11:01:05 +0200ASIA/PAKISTAN - Nel mese mariano, consacrata la nuova parrocchia di san Giuseppe nella Chiesa di Lahorehttps://www.fides.org/it/news/74968-ASIA_PAKISTAN_Nel_mese_mariano_consacrata_la_nuova_parrocchia_di_san_Giuseppe_nella_Chiesa_di_Lahorehttps://www.fides.org/it/news/74968-ASIA_PAKISTAN_Nel_mese_mariano_consacrata_la_nuova_parrocchia_di_san_Giuseppe_nella_Chiesa_di_LahoreGujranwala - Sarà un tempio dedicato a san Giuseppe, un luogo dove sarà forte la devozione a Maria: la comunità cattolica dell'arcidiocesi di Lahore ha partecipato massiccia alla consacrazione e benedizione della nuova chiesa di San Giuseppe a Gujranwala, nella piana del Punjab pakistano, a ovest di Lahore, in uno dei luoghi dove il seme del Vangelo è stato piantato 70 anni fa dai missionari francescani. Il parroco p. Francis Gulzar e i fedeli hanno dato il benvenuto all'Arcivescovo di Lahore, Sebastian Francis Shaw OFM che, all'inizio del mese mariano, ha presieduto la celebrazione eucaristica di consacrazione, mentre la gente , giovani , bambini, famiglie esprimeva la su gioi con danze e un caloroso benvenuto <br />“Oggi è un giorno gioioso, un giorno di grande benedizione e grazia, che ci ricorda il piano e di Dio per la nostra vita”, ha detto l'Arcivescovo nell'omelia. "Oggi ci presentiamo davanti a Dio con la stessa umiltà e fede di re Salomone, chiedendo benedizioni e cecando una strada per affrontare i nostri problemi”, ha sottolineato. “Consacrando questa nuova questa chiesa, ci viene ricordato che Dio ci invita ad accogliere il prossimo, a perdonare e a pregare per i nostri nemici. Impariamo dalla vita di San Giuseppe, che si dedicò a Dio e alla Vergine Maria, che non parlò mai male di nessuno nella sua vita. Sforziamoci di seguire il suo esempio, lasciando andare i rancori personali e abbracciando l'amore e il perdono”, ha aggiunto. "Possa questa chiesa essere un luogo di conforto e crescita spirituale per tutti coloro che vi entrano. Possano le nostre preghiere essere ascoltate e possiamo essere riempiti delle benedizioni e della pace di Dio”, ha concluso.<br />L'Arcivescovo ha consacrato i pilastri della chiesa con l'olio santo, ha bruciato l'incenso sull'altare, che poi è stato benedetto e adornato con le tele sacre e gli oggetti sacri, successivamente ha consacrato il tabernacolo.<br />Ringraziando il popolo, p. Francis Gulzar ha ricordato e ringraziato tutti coloro che hanno contribuito a costruire la chiesa e tutti i sacerdoti, religiosi e fedeli che hanno sostenuto il processo di edificazione e l'evento della consacrazione.<br />La chiesa cattolica di San Giuseppe, oggi una delle 30 parrocchie dell'Arcidiocesi di Lahore, è una delle più antiche stazioni missionarie della zona: è stata fondata nel 1953 dai missionari cappuccini belgi. Si trova a circa 80 km a ovest di Lahore, lcapitale della provincia del Punjab. La prima pietra della nuova chiesa era stata posta nella festa dell'Assunzione, il 1° agosto 2021, in piena pandemia, ed era un grande segno di speranza per la comunità cattolica locale. Nonostante le difficoltà, la nuova chiesa oggi ha aperto le sue porte grazie alla dedizione incrollabile di p. Francis Gulzar e al generoso impegno contributo della comunità locale.<br />"L'edificazione della chiesa - ha detto il parroco - è un segno dell'amore di Dio ed è una testimonianza della fede e della dedizione della comunità parrocchiale che continuerà e pregare per la pace, per il perdono, per l'armonia", in una regione dove alcune comunità cristiane hanno subito attacchi violenti. <br />A tal fine nella chiesa di san Giuseppe si tiene nel mese di maggio l'Incoronazione floreale della statua della Vergine Maria , che richiamerà numerosi fedeli a pregare ed esprimere la devozione alla Madonna. "Di fronte a episodi di odio e violenza, la fede ci spinge a cercare conforto e consolazione sotto la protezione della nostra Madre Maria, Regina della Pace, nostra protettrice, perchè accanto a lei possiamo portare pace e riconciliazione nella nostra terra", ha rimarcato il parroco, ricordando che la Beata Vergine Maria è rispettata anche dalla comunità islamica, è menzionata nel Corano, e i fedeli musulmani locali la riconoscono e la invocano come come "Hazrat Maryam".<br /> <br /><br /><br />Wed, 08 May 2024 10:15:35 +0200AFRICA/CIAD - Concluso il primo turno delle elezioni presidenzialihttps://www.fides.org/it/news/74966-AFRICA_CIAD_Concluso_il_primo_turno_delle_elezioni_presidenzialihttps://www.fides.org/it/news/74966-AFRICA_CIAD_Concluso_il_primo_turno_delle_elezioni_presidenzialiN’Djamena – Si sono concluse ieri, 6 maggio, le votazioni presidenziali in Ciad. Un voto che dovrebbe segnare la fine del regime provvisorio nato a seguito della morte del Presidente Idriss Déby Itno, ucciso dai ribelli al fronte, il 20 aprile 2021. Il potere è stato preso dal figlio di quest’ultimo, Mahamat Idriss Déby Itno, che ha assunto l’incarico di Presidente ad interim,<br />Il Presidente uscente è uno dei contendenti alle elezioni di ieri, i cui risultati dovrebbero essere annunciati il 21 maggio. Nel caso che nessuno dei candidati raggiungesse il quorum per vincere al primo turno si andrà al ballottaggio previsto il 22 giugno. Il principale sfidante al Presidente uscente è il Primo Ministro, Succès Masra, un ex oppositore che si unito al regime. <br />Nonostante l’appello dell’opposizione a boicottare il voto, Goetbé Edmond Djitangar, Arcivescovo di N’Djamena, ha invitato i ciadiani a recarsi alle urne, adempiendo “al proprio dovere civico con coscienza e responsabilità”. “È un atto civico di grande importanza. Non rinunciamo quindi all'esercizio del nostro diritto di espressione attraverso le urne con il pretesto che tutto è deciso in anticipo” ha sottolineato. “Ribadisco la nostra speranza di vedere i cittadini esprimersi attraverso un voto libero e una proclamazione trasparente dei risultati” ha affermato l'Arcivescovo in un comunicato stampa.<br />“Chiedo a ogni fedele cattolico, coinvolto a qualsiasi titolo in queste elezioni, di essere esemplare nel proprio comportamento e di agire come cittadino libero di fronte alle pressioni morali, alle minacce e alla corruzione” ha esortato Mons. Djitangar che ha invitato i fedeli a pregare domenica 5 maggio per i candidati alle elezioni presidenziali. “Il Signore dia loro la forza e il coraggio di dimostrare un senso patriottico all’altezza delle loro ambizioni. Possa Dio Onnipotente benedire il Ciad e tutte le persone che lavorano per il suo bene. Possa Egli ispirare parole e gesti di pace nei nostri leader e rimuovere dal cuore dei ciadiani ogni desiderio di violenza”.<br />Ricordiamo che il 28 febbraio era stato ucciso nell’assalto alla sede del proprio partito, Yaya Dillo, leader del PSF . La morte del principale oppositore era stato poi seguita da una serie di arresti e di intimidazioni . <br />Tue, 07 May 2024 11:53:06 +0200ASIA/COREA DEL SUD - Con parole e impegni concreti, il sostegno alla vita nascente nella Chiesa coreanahttps://www.fides.org/it/news/74965-ASIA_COREA_DEL_SUD_Con_parole_e_impegni_concreti_il_sostegno_alla_vita_nascente_nella_Chiesa_coreanahttps://www.fides.org/it/news/74965-ASIA_COREA_DEL_SUD_Con_parole_e_impegni_concreti_il_sostegno_alla_vita_nascente_nella_Chiesa_coreanaSeoul - Se la denatalità è un argomento che desta preoccupazione a livello nazionale e occupa il dibattito pubblico, nella comunità cattolica coreana il tema ha un'attenzione speciale in quanto i credenti avvertono nel profondo la missione di promuovere e tutelare la vita umana fin dal suo concepimento. Ciò si traduce in un impegno concreto per sostenere le donne che vogliono avere un bambino e le famiglie che dovranno occuparsi dell'infanzia, a livello familiare e scolastico. La Chiesa cattolica in Corea del Sud si sta impegnando a diffondere una cultura del rispetto della vita, a partire dal suo interno, facendo sentire accolte e benvenute e aiutando re le famiglie con bambini neonati, tramite un sostegno spirituale e materiale. Ha destato simpatia e commozione, ad esempio, l'iniziativa della cosiddetta “Messa del bambino che piange” a Uijeongbu, una celebrazione in cui, abbandonato per un momento la tradizionale austerità liturgica, i bambini possono vagare liberamente in un'area della chiesa, e il loro eventuale pianto non viene guardato o giudicato come un disturbo.<br />Al di là di una trovata che consente alle giovani coppie di frequentare la messa domenicale, misure di sostegno per l'infanzia e per l'educazione dei figli vengono considerate una modalità per superare il basso tasso di natalità: nelle comunità cattoliche, tali forme si estendono a servizi per l'assistenza all’infanzia, in un sistema di welfare che significa aiuto per le tasse scolastiche, assegni familiari, facilitazioni per le famiglie con bambini .<br />Ad esempio dal 2018, la diocesi di Cheongju eroga un sussidio per la nascita di ogni bambino mentre ogni mese si celebra una messa in difesa della vita per i parrocchiani, dando speciale attenzione alle donne incinte. L'arcidiocesi di Gwangju offre ai fedeli un sostegno alla maternità e un assegno familiare mensile per ogni figlio sotto i 20 anni. Inoltre, il 50% dell’importo totale delle tasse scolastiche che ogni famiglia cattolica paga per la scuola e l'università è finanziato come sussidio per l’istruzione. Anche la diocesi di Suwon fornisce alle famiglie un sussidio per i figli che hanno studenti universitari, e la scelta di dare sussidi per le rette scolastiche accomuna anche le diocesi di diocesi di Incheon e Andong, mentre nelle comunità di Daejeon e Jeonju si dà un assegno familiare alle famiglie con bambini di età inferiore ai 18 anni.<br />P. Park Eun-ho, decano della Graduate School of Life dell'Università Cattolica della Corea, sottolinea: “Poiché il basso tasso di natalità è strettamente correlato al calo del numero dei matrimoni, sono necessari sforzi per sensibilizzare e mostrare ai giovani l’importanza del matrimonio e della famiglia. Questa è la direzione fondamentale verso cui la Chiesa dovrebbe lavorare”.<br />Mons. John Moon Hee-jong, Vescovo ausiliare di Suwon e presidente del Comitato di bioetica della Conferenza episcopale di Corea del Sud, in un messaggio in occasione della "Domenica della vita", il 5 maggio scorso, ha parlato di "responsabilità congiunta della comunità per la nascita di un figlio, per la sua educazione, per la cura degli anziani”. Mons. Moon ha detto: “Dare alla luce, allevare figli e prendersi cura degli anziani non sono atti dolorosi e inutili. La cura di queste persone appartiene alla famiglia, all’impresa, alla società, all'intera comunità. Lo stato e la Chiesa devono condividere quella ‘gioia’, considerandola come una responsabilità condivisa”, ha affermato. Sul fenomeno del calo delle nascite ha riferito: "Non c’è speranza per una società che non riconosce il valore prezioso dei figli”. Ha poi citato situazioni difficili da gestire, come la “polarizzazione della ricchezza”, gli eccessivi costi per il mantenimento dei figli, le spese per l’istruzione privata, l’impennata dei prezzi delle case, l’inflazione. E, ricordando che "la famiglia nata dall’amore e dall’unità tra un uomo e una donna è la culla della vita", ha citato il proverbio: "Ci vuole un villaggio per crescere un bambino", invitando tutti a coinvolgersi e partecipare al processo di nascita e crescita dei bambini. <br /> Il Vescovo ha infine auspicato un aiuto reale per le coppie che hanno difficoltà di infertilità, chiedendo ai legislatori di approvare leggi che proteggano e promuovano sempre la vita nascente. Tue, 07 May 2024 11:27:44 +0200AFRICA/UGANDA - Scarsità di vino da messa in Uganda a causa delle tensioni in Medio Orientehttps://www.fides.org/it/news/74964-AFRICA_UGANDA_Scarsita_di_vino_da_messa_in_Uganda_a_causa_delle_tensioni_in_Medio_Orientehttps://www.fides.org/it/news/74964-AFRICA_UGANDA_Scarsita_di_vino_da_messa_in_Uganda_a_causa_delle_tensioni_in_Medio_OrienteKampala – Le tensioni geopolitiche legate alla guerra Gaza possono avere conseguenze inaspettate come il razionamento del vino da messa destinato alle chiese cattoliche in Uganda.<br />Secondo quanto riportano i media ugandesi la società incaricata di importare il vino dalla Spagna, ha comunicato che a “a causa delle guerre in Medio Oriente, il consueto passaggio della nave attraverso il Mediterraneo e il Mar Rosso è stato sospeso e annullato. Le navi sono state dirottate per intraprendere rotte più lunghe e più sicure attraverso l’Atlantico e l’Oceano Indiano, il che ha causato una grave crisi e ritardi nel loro arrivo al porto di Mombasa”.<br />P. Asiku Alfred Tulu responsabile della J.W. Interservices Limited , la compagnia fondata sotto gli auspici della Conferenza Episcopale Ugandese, incaricata di importare il vino da messa, ha aggiunto che “tutto ciò ha influito sull'arrivo del vino da messa che ci aspettavamo fosse qui all'inizio di aprile 2024. Le informazioni dei nostri spedizionieri indicano che il vino arriverà a metà maggio e speriamo di sdoganarlo entro la fine del mese di maggio”.<br />P. Tulu, scusandosi per l’inconveniente chiede pertanto ai sacerdoti “di regolamentare il più possibile l'uso del vino. Nel frattempo, abbiamo scorte limitate di vino bianco da messa, debitamente approvato dalla Conferenza Episcopale dell'Uganda.”.<br />In seguito alla guerra scoppiata il 7 ottobre tra Israele ed Hamas, le formazioni Houti dello Yemen hanno intrapreso azioni per minacciare la navigazione nello Stretto di Bab El Mandeb e nel Mar Rosso in supporto alla formazione palestinese. Di conseguenza diverse compagnie di navigazione hanno deciso di evitare la rotta che passa per il canale di Suez e di circumnavigare l’Africa, allungando i tempi e accrescendo i costi delle merci trasportate. <br />Tue, 07 May 2024 10:21:58 +0200ASIA/KUWAIT - “Persone semplici, che lavorano duro”: la comunità copto-cattolica del Vicariato d’Arabia del nordhttps://www.fides.org/it/news/74963-ASIA_KUWAIT_Persone_semplici_che_lavorano_duro_la_comunita_copto_cattolica_del_Vicariato_d_Arabia_del_nordhttps://www.fides.org/it/news/74963-ASIA_KUWAIT_Persone_semplici_che_lavorano_duro_la_comunita_copto_cattolica_del_Vicariato_d_Arabia_del_norddi Antonella Prenna<br /> <br />Kuwait City – Sono oltre 5 mila i battezzati della comunità copto cattolica presenti in Kuwait, che fa parte del Vicariato Apostolico di Arabia del nord.<br />“La nostra comunità conta anche più di un centinaio di famiglie, con 150 bambini. Ma per motivi economici, la maggior parte dei copti cattolici è rappresentata da lavoratori arrivati in Kuwait senza i propri familiari, che comporterebbero spese enormi insostenibili”. Lo racconta all’Agenzia Fides padre Yassa Ghobrial, responsabile della comunità copto-cattolica in Kuwait, incontrato nella Co-Cattedrale della Sacra Famiglia .<br /> <br />Assistere ai lunghi riti della liturgia copto-cattolica riporta alle origini, al I secolo dC. Nella Co-Cattedrale di Kuwait City la comunità copto cattolica di padre Yassa ha appena celebrato i riti della Pasqua secondo calendario giuliano . Canti intonati svariate ore dai bambini più piccoli agli adulti, con aspersioni di incenso e acqua santa, lasciano percepire l’intensità di ogni singolo momento della celebrazione.<br /> <br />“Sono molto grato al vescovo Aldo Berardi, O.SS.T., nostro Vicario Apostolico di Arabia del nord, per tutto il supporto che continua a dare all’intera comunità” dice padre Yassa. “La maggior parte dei copti cattolici qui presenti è composta da persone molto semplici, che lavorano duro e vivono una vita di sacrifici per poter sostenere le loro famiglie lontane. Vivono spesso in un’unica stanza in 8 o 10 persone, e ogni giorno lottano per procurarsi cibo, acqua e riparo. La chiesa della sacra Famiglia è l’unico posto dove possono trascorrere un po’ di tempo in spirito di comunione. Tornano dalle rispettive famiglie ogni anno o due per rimanere con loro solo un mese o due.”<br /> <br />La Chiesa cattolica copta è una Chiesa cattolica sui iuris di rito alessandrino, insignita del titolo patriarcale, in comunione con la Chiesa di Roma.<br />La comunità cristiana del Kuwait è composta in gran parte da asiatici di Paesi come Malaysia, Brunei, Singapore, Indonesia, Filippine, Sri Lanka, Bangladesh, India e Pakistan, e cristiani arabi provenienti dal Libano, , Egitto , Giordania, Palestina e Siria . Anche i cristiani maroniti, per lo più libanesi, celebrano nella chiesa cattolica di Kuwait City. Un piccolo gruppo di cattolici viene dall'Europa e dalle Americhe.<br /><br />“In Egitto, su una popolazione che ammonta a 115 milioni di abitanti, più di cento milioni sono musulmani, circa 13 milioni copti ortodossi, 300 mila copti protestanti e 300 mila copti cattolici – spiega il sacerdote riguardo alla Chiesa di origine.<br /> <br />Sono presenti in Egitto 9 diocesi copto cattoliche. Tra i cattolici in Egitto, dopo i Copti cattolici, i più numerosi sono i cattolici di rito latino, che contano anche gruppi di rifugiati sudanesi. A Maadi c’è un seminario copto cattolico con 23 seminaristi e molte scuole cattoliche. Pochi sono invece gli ospedali cattolici. <br /> <br />Il Patriarca di Alessandria dei copti cattolici, Ibrahim Isaac Sidrak, ha inviato padre Yassa nel Vicariato d’Arabia Settentrionale il 15 agosto 2022 per offrire il suo servizio alla comunità copto-cattolica presso la Co-cattedrale della Sacra Famiglia.<br /> <br />Ordinato sacerdote il 10 giugno 2000, padre Ghobrial fu assegnato alla parrocchia della Cattedrale della Divina Misericordia nell'Alto Egitto dove è rimasto come parroco per 8 anni. Il suo successivo incarico fu presso la Chiesa della Vergine Maria, sempre nell'Alto Egitto, come parroco per 10 anni. Dopo un ministero in Europa, in Irlanda e poi a Londra, è tornato in Egitto e ha servito per un anno come parroco nella chiesa di San Giorgio e per 5 anni come parroco nella chiesa di Santa Teresa.<br /> <br /><br />Tue, 07 May 2024 07:49:06 +0200ASIA/CINA - I giovani cattolici vivono con intensità il mese mariano nella città portuale di Changshuhttps://www.fides.org/it/news/74962-ASIA_CINA_I_giovani_cattolici_vivono_con_intensita_il_mese_mariano_nella_citta_portuale_di_Changshuhttps://www.fides.org/it/news/74962-ASIA_CINA_I_giovani_cattolici_vivono_con_intensita_il_mese_mariano_nella_citta_portuale_di_ChangshuChangshu – “Giovani di Cristo, Venite a servire la Chiesa!”. All’insegna di questo motto la parrocchia di Changshugang, della diocesi di Suzhou, ha vissuto domenica 5 maggio la giornata di mese mariano dedicata ai giovani. Ragazzi e ragazze della città portuale di Changshu sono stati coinvolti nell’iniziativa e hanno vissuto una giornata di condivisione, conclusasi con un barbecue. Insieme a sacerdoti e suore, i giovani hanno condiviso esperienze di fede e di vita. Il parroco don Dai Xuefeng ha incoraggiato i giovani laici a “accogliere l'opportunità di avvicinarsi al Signore, di accogliere l'amore di Dio e di dedicarsi al servizio della Chiesa”. <br />Il giovane don Wang Zhihong, rivolto ai suoi coetanei, ha condiviso una riflessione sul ruolo dei giovani nella società odierna e sulla chiamata alla missione che interpella i giovani cristiani, I sacerdoti, nelle loro riflessioni, hanno sottolineato che la maniera più semplice e diretta per dare testimonianza a Gesù anche nel contesto cinese è quella di condividere la propria esperienza con le persone vicine e i propri compagni di vita, e in questo modo favorire anche l’integraizone della comunità ecclesiale nella società, al servizio di tutti. <br />Dall’inizio del maggio, la comunità di Changshu ha inaugurato un programma fitto di iniziative per aiutare tutti i battezzati cattolici a vivere intensamente gesti e occasioni per venerare insieme alla Vergine Maria, nel mese a lei dedicato, uscendo dalla chiusura auto-referenziale e prendendo parte a pellegrinaggi verso chiese e santuari mariani. <br />Mon, 06 May 2024 12:18:45 +0200AFRICA/CONGO RD - Continuano le atrocità del Nord Kivu nel silenzio della comunità internazionalehttps://www.fides.org/it/news/74961-AFRICA_CONGO_RD_Continuano_le_atrocita_del_Nord_Kivu_nel_silenzio_della_comunita_internazionalehttps://www.fides.org/it/news/74961-AFRICA_CONGO_RD_Continuano_le_atrocita_del_Nord_Kivu_nel_silenzio_della_comunita_internazionale Kinshasa – Sono 16 morti e 30 feriti le vittime del bombardamento del 3 maggio di due campi per sfollati a Lac Vert e Mugunga, nei pressi di Goma, capoluogo del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini, secondo un comunicato della SADC , che ha una sua missione militare nell’area, <br />Il governo di Kinshasa accusa i guerriglieri dell’M23 e le forze armate del vicino Ruanda del bombardamento dei due campi profughi. <br />La situazione nel Nord Kivu è drammatica. Secondo il Coordinamento della Società Civile di Bukavu, nel vicino Sud Kivu, gli sfollati nella confinante provincia sono 7 milioni. “Le donne e le ragazze subiscono violenze sessuali nei campi per sfollati, il tasso di malnutrizione è in crescita nei bambini, donne incinte, madri allattanti”. “Quello che stupisce i comuni cittadini è il colpevole silenzio della comunità internazionale che è più preoccupata di quello che succede in Ucraina e nella Striscia di Gaza, come se la vita di un congolese non contasse” afferma il comunicato inviato all’Agenzia Fides.<br />“Nonostante la sua situazione strategica e la sua adesione a diverse strutture regionali, il governo della RDC sembra essere completamente superato dagli avvenimenti” afferma il Coordinamento della Società Civile.<br />L’organismo della società civile ricorda inoltre che prima della strage del 3 maggio c’erano state altre gravi violazioni del diritto umanitario. Il bombardamento del 29 aprile del mercato centrale di Minova mentre la Croce Rossa stava distribuendo viveri e medicinali agli sfollati; lo stesso giorno un’altra bomba era caduta a Bushishi, a tre km da Minova, presso una sorgente d’acqua; il 30 aprile una bomba era caduta presso la residenza del direttore del centro ospedaliero di Minova. Questa località da sola ospita 69 siti per sfollati - ricorda la società civile di Bukavu- che sono fuggiti dalle atrocità commesse dall’M23 nel Territorio di Masisi e che sono ora doppiamente colpiti pur essendo sfollati”.<br />Secondo il Coordinamento della società civile l’obiettivo dell’M23 è quello di “asfissiare le città di Goma, tagliando ogni forma di approvvigionamento in derrate alimentari che provengono dal Sud Kivu. Per questo anche le imbarcazioni sul lago Kivu sono fatte oggetto di bombardamenti”.<br />Il Coordinamento della società civile di Bukavu chiede al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di incaricare il Procuratore della Corte Penale Internazionale di indagare sui crimini commessi contro i civili nell’area, e di imporre un embargo sulla vendita di armi a Ruanda ed Uganda accusate di appoggiare l’M23; chiede infine alle organizzazioni umanitarie di venire in soccorso degli sfollati nel Nord Kivu. <br />Mon, 06 May 2024 11:44:54 +0200ASIA/INDONESIA - Religiosi e suore ospiti nelle famiglie cattoliche: testimoni della vocazione al sacerdozio e alla vita consacratahttps://www.fides.org/it/news/74960-ASIA_INDONESIA_Religiosi_e_suore_ospiti_nelle_famiglie_cattoliche_testimoni_della_vocazione_al_sacerdozio_e_alla_vita_consacratahttps://www.fides.org/it/news/74960-ASIA_INDONESIA_Religiosi_e_suore_ospiti_nelle_famiglie_cattoliche_testimoni_della_vocazione_al_sacerdozio_e_alla_vita_consacrataSemarang - Evangelizzare e testimoniare la bellezza di una vita interamente consacrata al Signore: con questo spirito in alcune zone dell'Indonesia, membri del clero locale e degli ordini religiosi maschili e femminili vivono un periodo di "live in", ovvero si fermano per alcuni giorni nelle famiglie cattoliche, ospiti nelle case, condividendo un tempo per mostrare ai giovani la felicità della loro scelta vocazionale di consacrazione. Preti, frati, suore, seminaristi vivono un dialogo più intenso e profondo con i laici, incontrano e stabiliscono amicizia con i cattolici locali, racconta Francis Xavier Juli Pramana, catechista e insegnante di scuola professionale a Solo, nella provincia di Giava centrale. L'iniziativa è una di quelle pensate per cercare di contrastare il calo delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, tradizionalmente fiorenti in Indonesia ma che, negli ultimi anni, hanno subito un rallentamento. <br />Suor Rustika delle Suore di San Francesco ha raccontato: “La nostra presenza tra i cattolici locali serve ad avvicinare i giovani alla vita consacrata per mostrare come le persone consacrate vivono la vita quotidiana. La vocazione religiosa è una grazia speciale che Dio concede e tale grazia va condivisa e teismo niata anche con bambini e ai giovani”. A Solo, poi, le famiglie hanno portato bambini, ragazzi e giovani a visitare le case residenziali dei religiose locali, apprezzando anche le loro opera educative come scuole e orfanotrofi.<br />La Chiesa nella nazione indonesiana, in attesa della visita di Papa Francesco nel prossimo settembre, riflette sulla situazione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Nel Seminario Minore St. Peter Canisius Mertoyudan a Magelang, a Giava Centrale, vi sono 194 seminaristi minori, riferisce il decano p. Mark Yumartana SJ. Nel Seminario Maggiore St. Paul nel Kentungan di Yogyakarta, spiega il decano p. Dwi Aryanto, il numero totale dei candidati sacerdoti è 68. Questi due seminari appartenevano all’arcidiocesi di Semarang , a Central Java e da sempre costituiscono un punto di riferimento nella nazione per comprendere e valutare l'andamento delle vocazioni. Centinaia di sacerdoti e decine di vescovi indonesiani sono ex alunni di questi seminari: molti ricordano che anche Papa francesco, in alcune occasioni, ha voluto riconoscere che l'arcipelago indonesiano è una fonte mondiale di vocazioni religiose.<br />Tuttavia, nell’ultimo decennio, gli ordini e le congregazioni religiose indonesiane hanno constatato un calo delle vocazioni: rispetto agli anni '80, i noviziati delle case religiose femminili e maschili hanno un numero molto minore di postulanti e novizi, con un declino preoccupante: “Abbiamo 4 novizie, 2 postulanti e 2 aspiranti”, rileva suor Theresianne, Superiora delle Figlie di Gesù e Maria che ha trascorso quasi 12 anni come missionaria nei Paesi Bassi, mentre tra le suore Orsoline la maggior parte delle novizie , postulanti e aspiranti non provengono più da Giava ma da altre isole diverse da Giava, riferisce suor Lita Hasanah, superiora dell'Ordine delle Orsoline indonesiane.<br />Un'eccezione si registra nella provincia del Kalimantan occidentale, nella parte indonesiana dell'isola del Borneo: nel 2021 almeno 12 giovani donne si sono unite alla congregazione, dice suor Kresentia Yati della congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Sant'Antonio, mentre 10 ragazze sono novizie nella Congregazione delle Suore Francescane a Pontianak, nel Kalimantan occidentale, e 24 si sono unite all'ordine delle Suore francescane dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio nella stessa provincia.<br />L'iniziativa di condivisione e scambio tra consacrati e famiglie viene apprezzata in diverse diocesi e potrà essere estesa e riproposta in altri luoghi perchè, in un cammino di avvicinamento reciproco, l'Indonesia possa confermarsi come "terra premessa delle vocazioni religiose".<br /> Mon, 06 May 2024 11:07:32 +0200AFRICA/NIGERIA - Il Vescovo di Awka: “L’intelligenza artificiale serva l’umanità ma non la sostituisca”https://www.fides.org/it/news/74959-AFRICA_NIGERIA_Il_Vescovo_di_Awka_L_intelligenza_artificiale_serva_l_umanita_ma_non_la_sostituiscahttps://www.fides.org/it/news/74959-AFRICA_NIGERIA_Il_Vescovo_di_Awka_L_intelligenza_artificiale_serva_l_umanita_ma_non_la_sostituiscaAbuja - “I sistemi di intelligenza artificiale sono di per sé molto buoni. Possono aiutarci a fare molto, ma se non prestiamo la dovuta attenzione, prenderanno il controllo dell’umanità” afferma Paulinus Chukwuemeka Ezeokafor, Vescovo di Awka, nella sua relazione per la 58esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si tiene domenica 12 maggio. In questa occasione la diocesi di Awka ha organizzato una settimana di riflessione dal 5 al 12 maggio sul Messaggio di Papa Francesco: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.<br />“L’intelligenza artificiale dovrebbe essere creata per servire l’umanità e non per controllare o sostituire l’umanità o rendere gli esseri umani ridondanti perché se prendono il sopravvento, siamo finiti”, ha affermato Mons. Ezeokafor. <br />Il Vescovo di Awka ha sottolineato che gli esseri umani dovrebbero utilizzare le tecnologie moderne e avanzate in modo tale da non diventare oggetti di ciò che hanno creato.<br />Ezeokafor ha lamentato che molti giovani abusano della tecnologia commettendo crimini informatici, frodi su Internet e truffe online.<br />“È triste che molti dei nostri giovani utilizzino la tecnologia per perpetrare il male nella società; venendo coinvolti in "Yahoo-Yahoo" o frodi su Internet” lamenta Mons. Ezeokafor. Le bande di truffatori su Internet in Nigeria fino a poco tempo erano incentrate nell’area di Lagos. Ora, il fenomeno sembra esseri esteso a tutte le principali città e campus della Nigeria meridionale. E non è raro vedere giovani uomini e donne, vivere una vita lussuosa senza mezzi apparenti di sostentamento, grazie alle frodi effettuate nel web.<br />“Ecco perché i genitori devono dare priorità all’educazione e allo sviluppo spirituale dei propri figli in modo che possano connettersi con Dio e domare i loro impulsi selvaggi” conclude il Vescovo. <br />Mon, 06 May 2024 10:18:43 +0200AFRICA/KENYA - Nomina del Vescovo Coadiutore di Isiolohttps://www.fides.org/it/news/74958-AFRICA_KENYA_Nomina_del_Vescovo_Coadiutore_di_Isiolohttps://www.fides.org/it/news/74958-AFRICA_KENYA_Nomina_del_Vescovo_Coadiutore_di_IsioloCittà del Vaticano - Il Santo Padre in data 4 maggio ha nominato Vescovo Coadiutore di Isiolo il Rev.do P. Peter Munguti Makau, I.M.C., finora Superiore Provinciale dei Missionari della Consolata in Kenya e Uganda.<br />S.E. Mons. Peter Munguti Makau, I.M.C., è nato il 6 maggio 1975 a Nairobi, nell’omonima Arcidiocesi. Ha iniziato la sua formazione religiosa come Missionario della Consolata a Nairobi, presso il Consolata Seminary dove ha vissuto il suo postulandato e ha compiuto gli studi filosofici. Ha svolto il noviziato a Sagana e ha emesso i primi Voti il 6 agosto 1999. Ha compiuto gli studi teologici a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, presso l’Institut Saint-Eugène de Mazenod e ha emesso i Voti perpetui il 5 dicembre 2003. È stato ordinato presbitero il 20 novembre 2004 nella Diocesi di Machakos.<br />Dopo l’ordinazione ha conseguito un Diploma in Diritto Canonico presso l’Universidad Monteávila a Caracas .<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Parroco a Carapita, Arcidiocesi di Caracas ; Superiore Delegato per il Venezuela per due mandati . Dal 2019 è Superiore Provinciale dei Missionari della Consolata in Kenya e Uganda.<br /> Mon, 06 May 2024 10:05:55 +0200ASIA - Al via la "Rete francescana per la pace e l’ecologia integrale in Asia": un cammino sinodale secondo la Laudato si'https://www.fides.org/it/news/74950-ASIA_Al_via_la_Rete_francescana_per_la_pace_e_l_ecologia_integrale_in_Asia_un_cammino_sinodale_secondo_la_Laudato_sihttps://www.fides.org/it/news/74950-ASIA_Al_via_la_Rete_francescana_per_la_pace_e_l_ecologia_integrale_in_Asia_un_cammino_sinodale_secondo_la_Laudato_siManila - Mettere sempre più al centro dell'azione pastorale e sociale, nei diversi contesti del continente asiatico, l'attenzione alla pace e all'ecologia integrale, secondo lo sguardo e la prospettiva spirituale di Francesco d'Assisi: con questo obiettivo è nata la "Rete francescana per la pace e l’ecologia integrale in Asia", su iniziativa delle conferenze dei Frati minori presenti in Asia. Riunitisi a Manila nei giorni scorsi, i Ministri provinciali, i Custodi e i Presidenti delle Fondazioni, insieme con i Segretari per la formazione , per le missioni e l’evangelizzazione, e con gli animatori delle Commissioni "Giustizia e pace", incontrando il Ministro generale fra Massimo Fusarelli, hanno presentato la proposta di una Rete Francescana per la Pace in Asia: negli incontri degli ultimi anni - si è detto - è aumentata la consapevolezza delle problematiche in Asia e in Oceania, riconoscendo che l’impegno francescano può essere prezioso e offrire opportunità di evangelizzazione nelle diverse società. I religiosi presenti hanno sostenuto e appoggiato il progetto della Rete Francescana per la Pace in Asia, arricchendolo e offrendo modi per renderlo operativo: con la sua approvazione ufficiale, inizia ora il processo di articolazione di questa Rete, a partire dalle forze e dalla fraternità francescana esistenti nelle diverse aree dell’Asia e anche dell’Oceania.<br />Esiste un rapporto dinamico tra l'attività missionaria e lo sforzo di costruzione della pace nel contesto dell'Asia e dell'Oceania, ha rimarcato fra Gregorio Lino Redoblado, OFM, Ministro provinciale nelle Filippine, dicendo: "Come francescani, qui in Asia, dove ci sono evidenti differenze culturali e religiose, divisioni, conflitti e violenze, dovuti alla disuguaglianza economica e allo sfruttamento ecologico, la nostra missione è la pacificazione e la riconciliazione”<br />L'ispirazione per creare la nuova Rete - che contribuirà a coordinare l'opera delle comunità francescane in Asia - viene dal pensiero e dagli appelli specifici rivolti da Papa Francesco al mondo francescano: sono punto di riferimento i tre documenti Evangelii gaudium , Laudato si’ e Fratelli tutti , al fine di essere "una presenza realmente fraterna tra i diversi popoli dell'Asia". L'orizzonte è quello scritto nel primo paragrafo della Laudato si’: “La nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo la nostra esistenza”. I francescani in Asia si sentono chiamati a costruire la fraternità e l’amicizia sociale “perché san Francesco, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a coloro che erano della sua stessa carne” . <br />In tal senso la Rete è un'iniziativa sinodale, in quanto rimarca l'urgenza di "un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia”, dicono i frati, che potrà allargarsi e coinvolgere ogni uomo e ogni donna di buona volontà, secondo una dinamica di sinodalità, fatta di “ascolto e discernimento”.<br />La rete potrà svolgere opera di advocacy e interventi concreti in tutte le situazioni in cui la pace è completata, i diritti umani negati, la "Casa comune" violentata, i poveri sfruttati o emarginati e, per questo, potrà giovarsi della cooperazione con organizzazioni internazionali come l'Ong "Franciscan International".<br />Nella sua costituzione, la Rete asiatica ha guardato all'esperienza di realtà già esistenti come la "Rete Francescana del Mediterraneo", nota per il suo progetto "Oikos" , avviato da cinque anni fa a Taranto , città ferita dal punto di vista ambientale e sociale, con lo specifico obiettivo di avviare un percorso sull'ecologia integrale per tutto il Mediterraneo. Il progetto Oikos coinvolge università, imprese, monasteri, giovani, centri culturali, per rendere davvero il Mediterraneo una “casa comune”. Con lo stesso spirito la nuova Rete muove i primi passi nel vasto continente asiatico.<br /> Sat, 04 May 2024 13:47:38 +0200EUROPA/FRANCIA - La “piccola teologia della missione” del Cardinale Avelinehttps://www.fides.org/it/news/74945-EUROPA_FRANCIA_La_piccola_teologia_della_missione_del_Cardinale_Avelinehttps://www.fides.org/it/news/74945-EUROPA_FRANCIA_La_piccola_teologia_della_missione_del_Cardinale_Avelinedi Marie-Lucile Kubacki*<br /> <br />Pubblichiamo l’intervento pronunciato dalla giornalista Marie-Lucile Kubacki in occasione della presentazione del volume “Il dialogo della salvezza. Piccola teologia della missione” del Cardinale Jean-Marc Aveline, Arcivescovo di Marsiglia. Il volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, rappresenta la versione italiana dell’originale francese “Dieu a tant aimé le monde - Petite théologie de la mission”, ed è stato presentato Giovedì 2 maggio a Roma, presso la Sala Conferenze Comunità di Sant’Egidio <br /><br />Roma - Quando ho iniziato la mia carriera di giornalista in Francia, una quindicina di anni fa, la parola "missione" era ancora un po' tabù, difficile da usare, perché si sospettava che fosse associata a una forma di apologia del proselitismo, talvolta a ombre legate ai legami con la colonizzazione, a sospetti di imperialismo culturale più o meno mascherato, e anche a una forma di critica silenziosa del Concilio Vaticano II e delle sue posizioni sul dialogo con le altre religioni. In effetti, mi sono spesso trovata a essere interrogata dai lettori sullo scopo e il significato della missione. Perché andare in altri Paesi, altri popoli, altre culture? A poco a poco, incontrando missionari, mi sono resa conto che non ce n'era uno che non si fosse posto la domanda del perché, soprattutto nei Paesi più lontani. E questo “perché” era indissociabile da un “come”. Adesso, questo perché si pone sempre di più anche in Europa e mi ha particolarmente interessato il libro del cardinale Jean-Marc Aveline, perché affronta questa domanda. <br /><br /><br />Vorrei iniziare dall'epilogo, perché è lì che trovo la chiave che illumina il tutto della questione. Per far luce su questa dinamica che spinge il missionario ad allontanarsi da casa, il cardinale cita la canzone del cantante belga Jacques Brel, Quand on a que l'amour, – quando si ha solo l’amore - intrecciandola con la storia della sua sorella Marie Jeanne, che sul suo letto d’ospedale ha lasciato queste poche parole, che riassumevano tutta la sua vita : "Non hai che da amare". Il perché della missione è dunque per il cristiano e per la Chiesa la risposta alla chiamata ad imitare Cristo, nel senso di imitare il suo amore per il mondo, che si incarna nel suo piano di salvezza per l'umanità, come scrive San Giovanni, da cui il libro prende il titolo. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». .<br /><br /><br />Ma una volta riconosciuto questo, si pone immediatamente la questione del “come”. Il cardinale Aveline propone tre orizzonti per pensare alle modalità della missione: “come dialogo di salvezza”, “nell'orizzonte della promessa” e “nella dinamica della cattolicità”. <br /><br />Prima di entrare nel dettaglio, mi ha colpito la misura in cui la sua teologia della missione è radicata nell'esperienza, l'esperienza della sua vita nel suo complesso. Innanzitutto, l'esperienza fondante, la ferita dell'esilio, dello sradicamento dei pieds-noirs dalla terra d'Algeria. «Conoscono per esperienza la sofferenza di ogni migrazione e sentono nella loro carne che l’amore per la loro terra natale non potrà mai essere strappato dal cuore di un uomo. Hanno sperimentato il dolore di non essere accolti, il disprezzo per la loro origine, l’incomprensione derivante dai pregiudizi, l’esclusione dovuta ai troppi fraintendimenti. Ma posso- no anche dimostrare che è possibile una fraternità tra ebrei, cristiani e musulmani, come quando vivevamo insieme sotto il sole di Costantina, Orano o Algeri e s’intrecciavano un po’ alla volta i fili di quella mescolanza culturale che ci ha plasmato, condividendo kémias e mounas, prima che un vento perverso venuto da altrove invadesse le stradine delle nostre città, insinuando sfiducia, rompendo amicizie, distillando odio. Un vento velenoso che oggi, purtroppo, torna a soffiare su molte sponde del Mediterraneo».<br /><br />A questo sradicamento segue la durezza dell'esperienza migratoria, resa possibile dal calore della famiglia e degli amici e dall'amore per una nuova terra. Segue anche l'esperienza pastorale e intellettuale che lo porta presto a concentrarsi sul dialogo interreligioso, attraverso la fondazione e la direzione decennale dell'Institut de Science et de Théologie des Religions di Marsiglia, vera e propria interfaccia del fermento teologico e culturale del Mediterraneo. Tre crogioli fondamentali che ci ricordano che il missionario, anche se è chiamato a muoversi geograficamente, culturalmente e spiritualmente, arriva sempre con la sua storia e che questa storia, riletta come in questo caso, è un pozzo di acqua viva da cui attingere una visione dinamica dell'impegno missionario.<br /><br />Il libro inizia con una riflessione sulla missione come dialogo di salvezza. Anche in questo caso, se confronto questa definizione con la mia esperienza di giornalista, mi sono spesso scontrata con una certa tensione quando scrivevo articoli sull'argomento, tra chi era nervoso nei confronti della parola dialogo perché vi vedeva una concezione relativistica, e chi invece vedeva nel dialogo una modalità seducente, il cui scopo sarebbe stato quello di "convincere" o di mobilitare le persone sui valori. <br /><br />La Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II ha stabilito che "La Chiesa cattolica non rifiuta nulla di ciò che è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, pur differendo in molti aspetti da ciò che essa stessa ritiene e propone, portano tuttavia spesso un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini". Ma come discernere questo testo? Il cardinale parte dalla testimonianza dei sopravvissuti di Tibhérine, Amédée e Jean-Pierre, una testimonianza di vicinanza e amicizia con i loro vicini musulmani. Impegno: la parola è importante, perché rivelazione in ebraico significa “parola che è azione”. Dio cerca di impegnarsi con l'uomo stringendo un'alleanza attraverso la conversazione, che non è solo un mezzo ma una modalità di questa alleanza. Infatti, il missionario è colui che è in costante dialogo; il dialogo era un modo di amare gli esseri umani, un'esperienza di curiosità amorosa verso l'alterità e anche di gratuità. <br /><br />Alcuni giovani cristiani convertiti, catecumeni, o cercatori di senso, questi spirituali non religiosi come vengono chiamati, in Europa o altrove, mi hanno talvolta confidato che uno degli ostacoli al loro cammino verso la Chiesa era la paura di essere ripresi. In alcuni Paesi dove il cristianesimo è ancora poco conosciuto, a questo timore si aggiunge quello di un doppio fine ideologico e politico da parte della Chiesa, che è doppiamente chiamata a questo imperativo di gratuità perché fa parte della sua testimonianza e della necessità di non dare una contro-testimonianza. L'autore avverte: "Il fatto che la libertà sia all'inizio e alla fine dell'avventura umana ci impedisce di cadere nella tentazione di ridurre l'azione missionaria a un processo meccanico, il che equivarrebbe a strumentalizzare l'incontro: il dialogo è molto più di una condizione di possibilità per l'annuncio, che sarebbe il suo fine. Infatti, l'offerta del dialogo è già un annuncio implicito della Buona Novella di un Dio trino, un Dio che è in sé una relazione, una relazione d'amore, e che si rivela offrendo a ogni essere umano una vicinanza rispettosa che apre al dialogo della salvezza".<br /><br /><br />Ma per quanto gratuito possa essere, questo dialogo non è una chiacchiera. Si tratta di affidare il Vangelo, che è parola viva. Potremmo allora chiederci cosa significa affidare il Vangelo. Qui il cardinale cita il francescano Eloi Leclerc: «Evangelizzare un uomo significa dirgli: “Anche tu sei amato da Dio in Cristo”. Né basta dirglielo: bisogna esserne convinti. Né basta esserne convinti: dobbiamo comportarci con quell’uomo in modo che egli avverta e scopra in sé stesso qualcosa che è stato salvato». Questa frase mi ha ricordato una discussione a proposito della missione con suor Lucia Bortolomasi, Superiora generale delle Suore Missionarie della Consolata, che mi aveva citato parole che l’avevano ispirata : "Se farai vibrare Dio nel cuore anche di una sola persona, non avrai vissuto invano". <br /><br /><br />Nel farlo, la Chiesa non si limita a offrire o a proporre, è essa stessa spiazzata dall'incontro. Spiazzata non in senso relativistico, ma al contrario, dall'attrito con l'alterità scaturisce la scintilla che è una chiamata alla propria conversione. Ogni missionario che entra in contatto con i non cristiani ha fatto l'esperienza di essere ricacciato sui propri interrogativi, spinto a scavare più a fondo nella conoscenza e nella fede. Il gesuita Michel de Certeau, citato dal cardinale, lo ha espresso in modo magnifico: "Scopriamo Dio nell'incontro che egli provoca". "Noi" significa le diverse parti in dialogo, perchè la conversione dell'altro va di pari passo con quella del missionario stesso. L'incontro che il missionario realizza, cioè l'incontro che avviene tra le persone e Dio stesso, è un'equazione misteriosa con diverse incognite.<br /><br />Il cardinale Aveline cita a lungo la riflessione di Joseph Ratzinger del 1971, sviluppata nel libro “Il nuovo popolo di Dio”. Scriveva allora il futuro Pontefice: "Il cammino di Dio verso i popoli, che si compie nella missione, non elimina la promessa del cammino dei popoli verso la salvezza di Dio, essendo questo cammino la grande luce che brilla davanti ai nostri occhi dall'Antico Testamento; lo conferma soltanto. Perché la salvezza del mondo è nella mano di Dio; viene dalla promessa, non dalla Legge. Ma resta nostro dovere metterci umilmente al servizio della promessa, senza voler essere più che servi inutili che non fanno altro che quello che devono".<br /><br /><br />Questi "servi inutili" che sono i missionari - e con questo intendo i cristiani in generale, non soltanto i religiosi - si pongono, come Paolo agli inizi della Chiesa, la domanda riassunta dal cardinale Aveline: "Perché annunciare il Vangelo in terra straniera per proclamare un messaggio che anche chi ci è vicino non vuole ricevere?". Paolo, assillato da questa domanda dopo il martirio di Stefano e le persecuzioni seguenti, racconta di aver pregato a Gerusalemme, e di aver ricevuto le parole dello Spirito: "Va', ti manderò in lungo e in largo tra le nazioni". Allo stesso modo, i missionari di oggi di fronte alla domanda sul perché possono trovare la risposta nelle Scritture, nell'imitazione di Cristo e nell'amore per gli altri che, come scriveva Dante, muove il sole e le altre stelle. E in questo motto entra un mistero propriamente divino, che è quello dell'azione dello Spirito e del progetto di Dio per ogni persona.<br /><br />Ed è qui che tocchiamo un punto molto interessante per le nostre Chiese, preoccupate per l'attuale scristianizzazione delle società, per il fatto che in alcuni Paesi europei la Chiesa sembra divenire una vestigia in via di estinzione di fronte a una politica sempre più secolarizzata e in mezzo ad altre religioni : la comprensione stessa della cattolicità in una situazione di minoranza. Mi piace la definizione proposta di "lievito eucaristico di unità" del cardinale, che ovviamente riecheggia le immagini del lievito nella pasta. La cattolicità non come una sorta di realtà tentacolare con mire espansionistiche, ma come la promessa, anche in questo caso, di un Dio "che vuole riunire nell'unità i suoi figli dispersi, e persino il cosmo, in una grande messa sul mondo, cantata da Teilhard de Chardin". Cattolico significa "secondo il tutto". Anche se i discepoli sono solo due o tre riuniti nel suo nome, il Dio intero è in mezzo a loro, non perché si accontentino, ma perché non abbiano paura di rivelare a persone di ogni cultura, lingua e religione che il loro desiderio più profondo viene dall'amore che Dio ha per loro, prima ancora che lo conoscano. Questo è ciò che la Chiesa chiama "cattolicità". »<br /><br />Una definizione stimolante, nel senso che è un potente antidoto ai due pericoli che minacciano la Chiesa in generale e ogni cristiano in particolare: la ricerca dell'efficienza e di quello che Bernanos intendeva quando scriveva “il demone del mio cuore si chiama ‘à quoi bon’ ”, espressione difficile da tradurre, ma che si ritrova magari nel “vabbeh”, nel “lasciamo andare”. <br /><br />*Giornalista, Corrispondente da Roma per la rivista settimanale “La Vie”<br />Sat, 04 May 2024 10:19:05 +0200AFRICA/NIGERIA - Nominato il Vescovo di Ahiarahttps://www.fides.org/it/news/74957-AFRICA_NIGERIA_Nominato_il_Vescovo_di_Ahiarahttps://www.fides.org/it/news/74957-AFRICA_NIGERIA_Nominato_il_Vescovo_di_AhiaraCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Ahiara S.E. Mons. Simeon Okezuo Nwobi, C.M.F., finora Vescovo titolare di Rusgunie e Ausiliare dell’Amministratore Apostolico sede vacante di Ahiara.<br />S.E. Mons. Simeon Okezuo Nwobi, C.M.F., è nato il 25 marzo 1960 a Eziama Oparanadim Ekwereazu, nella Diocesi di Ahiara. Dopo essere entrato nella Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria , ha intrapreso gli studi di Filosofia presso il Claretian Institute of Philosophy Maryland, Nedeke, e, successivamente, di Teologia presso il Bigard Memorial Seminary a Enugu. Ha emesso la Professione perpetua l’11 settembre 1988 ed è stato ordinato presbitero il 21 luglio 1990 per la sua Congregazione.<br />Ha conseguito il Post Graduate Diploma in Public Administration presso la Enugu State University of Science and Technology a Enugu, la Licenza in Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e un Master in Pubblica Amministrazione presso la National Open University of Nigeria.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Parroco presso la St. Anthony a Igbo-Ora ; Economo al Claretian Theology di Enugu ; Direttore del Dipartimento di Spiritualità al Claretian Institute of Philosophy Maryland, Nedeke ; Professore al Bigard Memorial Seminary di Enugu ; Prefetto dell’Apostolato presso la Curia Provinciale clarettiana di New Owerri ; Parroco presso la St. Paul a Nekede ; Provinciale della Provincia dell’Est della Nigeria dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria .<br />È stato nominato Vescovo titolare di Rusgunie e Vescovo Ausiliare dell’Amministratore Apostolico sede vacante di Ahiara il 14 ottobre 2023, ricevendo la consacrazione episcopale il 19 dicembre successivo.<br /> Fri, 03 May 2024 12:22:31 +0200AMERICA/DOMINICA - Nomina del Vescovo di Roseauhttps://www.fides.org/it/news/74956-AMERICA_DOMINICA_Nomina_del_Vescovo_di_Roseauhttps://www.fides.org/it/news/74956-AMERICA_DOMINICA_Nomina_del_Vescovo_di_RoseauCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato in data 2 maggio Vescovo di Roseau il Rev.do Sac. Kendrick John Forbes, del clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Nassau , finora Vicario Generale, Vicario Giudiziale e Parroco di St. Paul in Nassau.<br />S.E. Mons. Kendrick John Forbes è nato il 20 agosto 1975, a Nassau ed è stato ordinato sacerdote l’11 giugno 2002. Si è formato presso il St. Meinrad College Seminary and School of Theology , ottenendo un Master of Divinity ed un Master in Teologia. Ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso la Catholic University of America.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Assistente del Parroco della Cattedrale ; Parroco della Holy Family, Nassau ; dal 2004, Vicario Giudiziale; dal 2006, Parroco di St. Paul the Apostle, Nassau; dal 2012; Chairman of Archdiocesan Review Board; dal 2017, Vicario Generale di Nassau.<br /> Fri, 03 May 2024 12:16:28 +0200ASIA/SINGAPORE - La comunità cattolica attende Papa Francesco con fede e speranzahttps://www.fides.org/it/news/74955-ASIA_SINGAPORE_La_comunita_cattolica_attende_Papa_Francesco_con_fede_e_speranzahttps://www.fides.org/it/news/74955-ASIA_SINGAPORE_La_comunita_cattolica_attende_Papa_Francesco_con_fede_e_speranzaSingapore - La presenza di Papa Francesco a Singapore - prevista dall'11 al 13 settembre, secondo il programma del prossimo viaggio apostolico annunciato - sarà soprattutto un'esperienza di fede. Sarà un momento vissuto "con la speranza di confermare e rinvigorire la fede nei cattolici di Singapore", ha spiegato il Cardinale William Goh, Arcivescovo di Singapore. In un messaggio inviato alla comunità, il Cardinale ha esortato i fedeli a riunirsi e pregare in modo incessante per la visita del Papa. “Preghiamo, come comunità, per la salute e sicurezza del Santo Padre; chiediamo al Signore di concederci una visita veramente significativa e piena di grazia”, ha scritto, auspicando che la presenza del Papa in Asia induca "un rinnovamento e un rafforzamento della fede, una conversione del cuore e uno spirito missionario nelle comunità cattoliche di Singapore".<br />Ha ricordato il Cardinale: “Sono passati 38 anni da quando abbiamo avuto una visita del Vicario di Cristo a Singapore, quando Papa San Giovanni Paolo II ci onorò con una visita il 20 novembre 1986. Spero che questa visita del Santo Padre, Papa Francesco, porti rinnovato fervore a tutti i cattolici di Singapore, unendoli nella fede e nella missione, soprattutto in questi tempi così difficili”.<br />Per preparare spiritualmente i fedeli "all'incontro con Gesù attraverso la visita pastorale di Papa Francesco”, l'Arcidiocesi di Singapore ha recentemente lanciato il sito web www.popefrancis2024.sg dedicato al viaggio apostolico. La piattaforma offre preghiere, aggiornamenti sul programma, approfondimenti. Il momento clou della visita di Papa Francesco dovrebbe essere una celebrazione eucaristica probabilmente il 12 settembre 2024.<br />Il sito web introduce anche il tema scelto dall'Arcidiocesi: "Unità, Speranza e Croce", illustrato in un logo che riunisce quegli elementi chiave della fede, con colori di giallo e rosso, colore della bandiera di Singapore. "Preghiamo perchè la visita di Papa Francesco a Singapore unisca i nostri cuori e riaccenda la nostra fede in Gesù Cristo, Buona Notizia per il mondo", si afferma.<br />La visita cade a dieci anni dall'adozione del piano pastorale che la Chiesa cattolica a Singapore elaborò nel 2014: allora, in un’assemblea di circa 750 rappresentanti delle parrocchie e delle realtà ecclesiali, l'Arcivescovo Goh sottolineava che la Chiesa avrebbe dovuto affrontare sfide come il declino della pratica religiosa, la indifferenza verso il sacro, la potenza delle nuove tecnologie e la secolarizzazione della società. <br />Oggi, ha notato "la metà dei cattolici frequenta abitualmente la chiesa" per la messa domenicale, mentre si vedono ancora chiese piene grazie ai migranti. La popolazione cattolica di Singapore, attualmente circa 395.000 fedeli, comprende persone provenienti da diversi contesti etnici e culturali. A Singapore le celebrazioni liturgiche si svolgono principalmente in inglese, ma vi sono anche liturgie in mandarino, tamil e altre lingue del Sudest asiatico. In tutte le chiese di Singapore continua a risuonare, nelle celebrazioni eucaristiche, l'intenzione speciale di preghiera che accompagnerà il cammino fino a settembre: "Per il nostro Santo Padre, Papa Francesco, e per la Chiesa universale, affinché la visita apostolica in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore possa ispirarci a portare la gioia del Vangelo a tutti i popoli, a rinnovare e rafforzare la nostra fede, possa convertire i cuori, favorire l’unità e portare speranza all’umanità". <br /> Fri, 03 May 2024 11:30:36 +0200AFRICA/NIGER - Pagare, convertirsi o partire: il dilemma delle comunità cristianehttps://www.fides.org/it/news/74954-AFRICA_NIGER_Pagare_convertirsi_o_partire_il_dilemma_delle_comunita_cristianehttps://www.fides.org/it/news/74954-AFRICA_NIGER_Pagare_convertirsi_o_partire_il_dilemma_delle_comunita_cristianedi Mauro Armanino<br /><br />Niamey - Accade a un centinaio di kilometri dalla capitale Niamey. Arrivano con alcune moto, armati e propongono di scegliere quanto conviene delle citate operazioni. Pagare una tassa di 50 000 CFA per persona di sesso maschile a partire da 15 anni oppure convertirsi all’Islam. Se entrambe le cose sono rifiutate allora non resta che abbandonare il villaggio e tutto quanto si possiede nelle loro mani. Loro sono ciò che la gente del posto chiama i ‘banditi’ e che gli studiosi definiscono come Gruppi Armati Terroristi della nebulosa ‘jihadista’ che opera soprattutto nella zona delle ‘Tre Frontiere’.<br /><br />Si tratta del Mali, il Burkina Faso e, appunto, il Niger. Questi tre Paesi sono attualmente governati da regimi militari e hanno scelto di coalizzarsi in una nuova entità chiamata ‘Alleanza degli Stati del Sahel’, AES. Dal rapimento di padre Pierluigi Maccalli, avvenuto nel 2018 , la vita dei contadini che popolano la zona che confina col Burkina Faso, non ha cessato di deteriorarsi. Minacce, rapimenti, uccisioni mirate, scuole desolatamente chiuse, intimidazioni e un clima di paura caratterizzano il quotidiano dei residenti. La presenza dei militari nigerini non arriva a dissuadere queste pratiche ormai assodate nella zona. Le denunce e le richieste di aiuto sembrano cadere nel vuoto o quantomeno nella retorica del ‘sovranismo ambiente’ e nel tanto decantato allontanamento delle presenze militari straniere dal suolo nigerino . Tutto ciò non arriva a dissuadere i ‘banditi’ o gruppi armati che, nel frattempo occupano il terreno e, grazie alla politica della terra bruciata, arruolano giovani condotti all’indigenza con la promessa di facili guadagni e una nuova identità sociale.<br /><br />Fin dal marzo scorso nel villaggio di Tiboandi per passare, non più tardi di due settimane dalla data odierna, ai villaggi di Kiloubiga, Torsé e Koutougou, la musica e le richieste sono le stesse. A volte i cristiani accettano di pagare e non raramente si vedono costretti a partire verso luoghi più protetti come Makalondi e Torodi. I ‘banditi ‘ hanno dato una settimana di tempo per dare loro una risposta. Appare chiaro che rifiutando la ‘conversione’ rimane l’opzione dell’esodo perché pagare la somma richiesta quest’anno significa vederla raddoppiata per l’anno prossimo. Il sindaco del capoluogo è stato informato e le autorità sono al corrente del dramma che si svolge non lontano dalla capitale.<br /><br />Impotenza, incapacità, difficoltà ad assumere la responsabilità della sicurezza della gente e occasionali rastrellamenti non hanno dato i frutti sperati.<br /><br />Non sono solo i cristiani ad essere colpiti dai racket dei gruppi armati ma ogni abitante della zona delle Tre Frontiere. Tutti costoro hanno nondimeno una caratteristica che li accomuna. Sono poveri contadini che si aggiungono alla lunga lista degli ‘invisibili’ che hanno poca importanza economica e geopolitica. Quest’ultimo fattore contribuisce forse a spiegare meglio le ragioni del perpetuarsi della violenza sui civili in questa porzione del Sahel.<br /><br /><br /><br /> Fri, 03 May 2024 11:27:15 +0200AFRICA/SUDAFRICA - L’11 maggio i funerali dello Stimmatino ucciso; nuovi particolari sul delittohttps://www.fides.org/it/news/74953-AFRICA_SUDAFRICA_L_11_maggio_i_funerali_dello_Stimmatino_ucciso_nuovi_particolari_sul_delittohttps://www.fides.org/it/news/74953-AFRICA_SUDAFRICA_L_11_maggio_i_funerali_dello_Stimmatino_ucciso_nuovi_particolari_sul_delittoJohannesburg – “I funerali di Padre Paul Tatu Mothobi si celebreranno l’11 maggio nella nostra missione di Pretoria” dice all’Agenzia Fides p. Gianni Piccolboni, riferendosi al missionario stimmatino , originario del Lesotho ucciso in Sudafrica il 27 aprile .<br />P. Piccolboni è in grado di fornire qualche altra informazione sulle circostanze dell’omicidio del suo confratello. “P. Paul si era recato a trovare la sorella di un sacerdote diocesano di Pretoria, su richiesta di questi. La signora infatti non stava bene e il prete, amico di p. Paul, gli aveva chiesto se poteva andare a trovarla per sincerarsi della sue condizioni di salute”. “Una volta arrivato nell’abitazione della donna, che p. Paul conosceva perché entrambi avevano lavorato per la Conferenza dei Vescovi cattolici dell'Africa meridionale , non sappiamo cosa sia accaduto” riferisce p. Piccolboni. “Quello che è certo è che dopo aver ucciso la donna, gli assassini devono aver costretto p. Paul a salire sulla sua automobile e a percorrere diversi chilometri dal luogo del delitto per poi farlo accostare lungo il ciglio della destra e ucciderlo con un colpo di pistola alla nuca. Si presume che gli assassini erano almeno in due perché chi lo ha ucciso deve per forza essere salito su un altro veicolo guidato da un complice per allontanarsi dal luogo del secondo delitto”.<br />Secondo p. Piccolboni, che ha vissuto 30 anni in Sudafrica e che ha subito una rapina stradale in quel Paese, “è difficile pensare che il movente dell’omicidio di p. Paul sia stata una rapina. Al nostro confratello non è stato tolto nulla, compresa l’automobile dove è stato ritrovato il corpo”.<br />Il missionario aggiunge inoltre che “inizialmente i due omicidi non erano stati collegati, anche perché nessuno aveva denunciato la scomparsa di p. Paul. Nella nostra missione infatti oltre a lui c’erano altri due confratelli che in quel momento si trovavano all’estero. È stata la polizia a scoprire il suo corpo lungo la strada che va da Città del Capo attraverso Bloemfontein, Johannesburg, Pretoria e Polokwane fino a Beit Bridge, una città di confine con lo Zimbabwe”. “C’è un altro motivo perché i due delitti inizialmente non erano stati collegati tra loro; erano avvenuti in due giurisdizioni diverse. A indagare sull’uno e sull’altro erano due corpi di polizia diversi. Solo dopo qualche giorno si sono collegati i fatti, grazie anche alla testimonianza del fratello sacerdote della prima vittima” conclude. <br />Un delitto quindi ancora misterioso come quello di p. William Banda, della Società di San Patrizio per le missioni estere . Come p. Paul Tatu, anche p. Banda, era un appartenente ad una congregazione religiosa originario di un altro Paese . <br />Fri, 03 May 2024 11:11:56 +0200EUROPA/UCRAINA - “Safeguarding”: Chiese dell'Est Europa e tutela dei minorihttps://www.fides.org/it/news/74952-EUROPA_UCRAINA_Safeguarding_Chiese_dell_Est_Europa_e_tutela_dei_minorihttps://www.fides.org/it/news/74952-EUROPA_UCRAINA_Safeguarding_Chiese_dell_Est_Europa_e_tutela_dei_minoriLeopoli – “Abbiamo lavorato a questo corso per dimostrare che la sicurezza dei bambini è una responsabilità condivisa a livello transnazionale e che dobbiamo comprendere il contesto comune dell’Europa dell’Est”. Così ha parlato Marta Titaniec, presidente della Fondazione San Giuseppe della Conferenza Episcopale Polacca, durante gli eventi di presentazione del progetto internazionale “SAFEGUARDING. Child Safety in the Church Environment” presso l’Università Cattolica Ucraina di Leopoli . <br />Il progetto, realizzato dal Centro per la dignità del bambino dell’UCU e presentato nella seconda metà di aprile, ha come scopo la promozione della tutela dei minori negli ambienti ecclesiali. Nell’ambito del progetto è stata inaugurata la mostra “Riconoscere. Rispondere”, ospitata presso il Dzyga Art Center, e messo online un corso rivolto a religiosi e laici impegnati nell’educazione dei minori.<br />Il corso, gratuito e disponibile previa registrazione sul portale, è stato realizzato da un team di esperti, rappresentativo di diverse Chiese dell’Europa Orientale, i cui membri provengono da Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Ucraina. Tra loro figura Ulyana Krekhovets, artista e iconografa, responsabile della direzione artistica del Dipartimento di Sviluppo dell’UCU, autrice della componente visiva del progetto, in cui spiccato due colori, come lei stessa ha raccontato: il verde, il colore della vita, e l’arancione, il colore della sicurezza. <br />Il corso, che si compone di 6 video, della durata di 10 minuti ciascuno, e di materiali in formato PFD, presenta un’ampia panoramica degli aspetti che coinvolgono la tutela dei minori: dalle caratteristiche che fanno di un adulto un buon educatore, alle tipologie di violenza che possono verificarsi , al profilo-tipo dell’aggressore e alle misure da prendere in caso di riscontro di un caso di violenza.<br />Durante la presentazione del progetto, Khrystyna Shabat, responsabile del Centro per la dignità del bambino dell’UCU, ha affermato che lo scopo del progetto è proprio quello di iniziare a parlare della tutela dei minori “senza prediche”, ma “in un modo che faccia riflettere le persone sul problema e solleciti la loro attenzione”. E commentando la mostra sul tema ha aggiunto: “Volevamo che il progetto avesse un respiro universale e fosse comprensibile a tutti, quindi abbiamo scelto il linguaggio dell’arte, un linguaggio che non ha confini”. Di “effetto terapeutico” dell’arte ha parlato anche Ivanka Rudakevych, responsabile dei progetti e dei programmi del Centro per la dignità del bambino e co-autrice del corso: “Il valore del progetto − ha aggiunto − sta nella collaborazione tra esperti dell’Europa Orientale e nel fatto che abbiamo una voce comune e un contesto di partenza simile nell’affrontare il problema degli abusi sui minori”. Nel prossimo futuro, gli organizzatori prevedono di presentare il progetto in ciascuno dei Paesi che hanno partecipato alla sua realizzazione, e di implementarlo.<br />L’origine del Centro per la dignità del bambino presso l’UCU è da ricercarsi nel Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica Ucraina del 2019, durante il quale si affrontò il tema della tutela dei minori. Così, il Centro fu istituito nel gennaio 2021 e, da allora, ha come scopo la formazione degli adulti nell’apprendimento dei meccanismi di prevenzione degli abusi sui minori e la sensibilizzazione sul tema di organizzazioni e istituzioni . <br />Fri, 03 May 2024 10:30:29 +0200